Francesco Bonifazi morì a 7 anni, il 27 maggio del 2017, a seguito di una otite, curata con rimedi omeopatici, che si trasformò in una meningite, causa ultima del decesso del povero piccolo.
L’omeopata di Pesaro Massimiliano Mecozzi venne interpellato dai genitori di Francesco il 7 maggio 2017. Il bambino aveva un’otite media acuta e a fronte del suo aggravamento (dolore dapprima all’orecchio destro e poi a quello sinistro, fuoriuscita abbondante di liquido da entrambe le orecchie, rialzi febbrili fino a 39,5 °C, cefalea, irritabilità, dimagrimento, apatia), Mecozzi, secondo l’accusa della Procura della Repubblica di Ancona, sottostimò il quadro clinico indicativo di un’infezione locale di elevata gravità, omise di procedere ad ogni approfondimento diagnostico; prescrisse una terapia esclusivamente a base di medicinali omeopatici, omettendo la prescrizione delle necessarie terapie antibiotiche raccomandate dalle Linee Guida della Società Italiana di Pediatria, prospettando ai genitori del ragazzo l’insorgenza di gravi malattie (sordità, coma epatico) quale conseguenza della somministrazione di farmaci antibiotici e tachipirina e, per tale ragione, li esortò a non condurre il minore in ospedale.
La Procura della Repubblica di Ancona ha accusato Massimiliano Mecozzi di essere responsabile della morte del piccolo Francesco Bonifazi. Il processo penale è iniziato 24 settembre scorso e la prima udienza è stata rinviata al 14 gennaio del 2020.
All’udienza si sono costituiti parti civili i nonni del minore, mentre i genitori dello stesso sono stati condannati precedentemente dal GUP del Tribunale di Ancona in primo grado a tre mesi di reclusione per non “aver esercitato l’obbligo di protezione nei confronti del figlio”.
Perché vi racconto questo? Dopotutto già ho scritto, portando molta documentazione a supporto, che non esistono studi clinici verificati che giustifichino questa pratica, che non ha una base teorica, che la chimica e la fisiologia dicono chiaramente che non c’è nulla dentro.
Purtroppo, questa pratica continua ad avere seguito: su di me ha funzionato, mio cugino è guarito, dopotutto si vende in farmacia, che ne sai tu non sei un medico… Anzi, i più informati avranno notato che è appena uscita una review che dimostra come l’omeopatia sia indicata per l’otite e sia migliore degli antibiotici.
Ecco, questa volta non voglio parlarvi dell’inefficacia (oltre il placebo) dell’omeopatia, di chi è morto o ha avuto danni permanenti per essersi ‘curato’ con palline di zucchero.
Voglio semplicemente invitarvi a distinguere le fonti autorevoli da quelle… diciamo meno autorevoli. Perché è vero che bisogna informarsi, e Internet può essere un valido aiuto, ma bisogna anche sapere come valutare quello che si legge. Non tutti gli studi pubblicati sono scientifici, e non tutte le riviste hanno lo stesso peso. Per esempio, avete mai sentito il termine ‘rivista predatoria’? Così vengono definite le riviste che per soldi pubblicano qualsiasi articolo con la minima parvenza di essere scientifico, senza nessuna verifica o controllo. E c’è chi poi usa queste pubblicazioni per difendere pratiche indifendibili.
Indovinate un po’ dove è stata pubblicata questa ‘review’ a favore dell’omeopatia? Non ve lo dico io, se volete potete trovare tutti i dettagli sul sito di Patto per la Scienza: https://www.pattoperlascienza.it/2019/10/07/una-lettura-illuminante-lultima-review-a-supporto-dellomeopatia/
Lo so, non è facile distinguere il grano dalla pula, ma lo sforzo vi aiuterà a vivere meglio informati.
Alla prossima